Tra II e I sec. a.C. la necropoli ellenistica doveva occupare anche le pendici superiori del Cardeto come attestano i ritrovamenti del 22 agosto del 1885, avvenuti durante la costruzione del Casottino telemetrico della Batteria San Giuseppe da parte del Genio Militare presso le falde Nord-Ovest della collina a circa -2 metri di profondità (qa.: 59.1 m s.l.m. indicativa). Complessivamente vennero recuperate sette tombe, di cui quattro (T.1, T.4, T.5, T.6) a cassa litica con copertura a doppio spiovente in pietra, due (T.2, T.3) a cassa in laterizi sempre con copertura litica ed una a pozzetto con urna circolare in piombo (T.7). Le tombe erano disposte lungo il pendio orientate a NE/SO come quelle di Villarey. Lo studio del corredi ha permesso di inquadrare la necropoli tra II e I sec. a.C.
La prima tomba (T.1, q. 63,21 m s.l.m.) era orientata a NO/SE ed aveva come corredo un’anfora con bollo scritto in greco, un balsamario e quattro bottoni in vetro, databile al fine II a.C. inizi I a.C., la seconda (T.2, q. 62,74 m s.l.m.) era orientata a NE/SO, con cassa in laterizi legati con malta e copertura composta da nove lastre di tufo, avente come corredo un asse in bronzo con raffigurato Giano bifronte nel dritto e la prua di una nave sul rovescio, databile alla fine del II a.C. inizi I a.C.. Parallela a quest’ultima vi era un’altra sepoltura della stessa tipologia (T.3, q. 62,19 m s.l.m.) con cassa rivestita da intonaco dipinto a fasce nere e rosse orientata NE/SO e corredo costituito da un frammento di balsamario in argento, un coltello in avorio lungo 30 cm, frammenti di pettine, una maschera di satiro, due anellini in bronzo, una lastra piegata due volte ad angolo retto, uno strigile frammentario e alcuni piccoli balsamari fittili, databile alla fine del II sec. a.C. inizi I a.C.. Anche questa tomba (Come la XXXV ANC 133 e la XLI ANC 169) presenta un letto funebre con elementi in osso con fulcrum decorato da testa di sileno ispirato a modelli eburnei.
Nei pressi di T.1 venne scoperta anche una sepoltura a pozzetto con urna circolare in piombo (T.7) con coperchio incassato e piano il cui corredo era costituito da frammenti di strigile, un cofanetto ed un braccialetto in bronzo e frammenti di tazza vitrea di colore viola. Questa è la più antica tomba ad incinerazione della necropoli, datata alla prima metà del I sec. a.C. inserita in un nucleo di tombe più antiche come è avvenuto anche nel vicino contesto di Villarey.
Con il proseguimento delle indagini emersero altre tombe, di cui una femminile (T.4, q. 63,52 m s.l.m.) orientata in senso NE/SO a cassa litica in tufo dipinta a festoni con maschere e uccelli, con colori giallo, verde e rosso su fondo bianco, il cui corredo era costituito da un paio di orecchini di filo d’oro attorcigliato, due anelli con granata incastonata, un unguentario, un ago crinale, un punteruolo con cruna d’argento, uno specchio circolare in bronzo, un balsamario di alabastro, bianco con striature geometriche e con disegni a colori nelle parti superiori, un fuso con fuseruola in osso, un balsamario in vetro con fondo blu ed un guscio d’uovo, databile alla fine del II sec. a.C. inizi I sec. a.C.. La quinta tomba (T.5, q. 62,27 m s.l.m.) era invece maschile orientata in senso SE/NO, con corredo costituito da un asse in bronzo con raffigurato Giano bifronte sul dritto e la prua di una nave sul rovescio, frammenti di strigile in bronzo, una fibula circolare in bronzo, un frammento di vaso d’argento, uno stile in osso, un’anfora con bolli con iscrizioni in greco e ancora un guscio d’uovo. Una sesta tomba, probabilmente femminile, sempre in lastre di tufo era stata schiacciata dal peso dell’artiglieria posta superiormente al forte del Cardeto e nel corredo presentava un paio di orecchini di filo d’oro, databile alla seconda metà del II sec. a.C. inizi I a. C .
Nel 1892 furono eseguiti da Ciavarini alcuni saggi diagnostici nell’area della necropoli ellenistica presso il casottino telemetrico della Batteria San Giuseppe, durante i quali vennero individuate altre due tombe molto sconvolte a circa 2 m di profondità ed i resti di un edificio a circa -3 m di profondità dal piano di campagna, ubicato al di là della strada rispetto al telemetro. In questa occasione vennero indagati un piano pavimentale in calcestruzzo e la fondazione di un muro (370 x 50 x 30 cm ) posta 30 cm più in basso, alle cui estremità erano presenti degli angoli retti a cui dovevano legarsi altre porzioni dell’edificio che per questioni di statica della strada non è stato possibile indagare. Il muro era formato da frammenti di tegole, pietre e ceramica (tra cui un frammento di sigillata italica e un orlo di anfora con bollo ARIF)
Titolo | N° Inventario | Anno | Scala | Autore | Descrizione |
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Archivio | Protocollo | Descrizione | Anno |
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