In via del Mattatoio il 14 settembre del 1900 durante la costruzione di una abitazione, vennero scoperte diverse tombe ad una profondità di circa -3 metri dal p.c; nella medesima zona nel 1902 sempre in occasione di lavori edilizi per la costruzione di una casa in proprietà Fiori sulle pendici del Cardeto a circa 500 mt. di distanza da Porta Cavour, emersero circa una ventina di sepolture. Gli scavi condotti da Ciavarini dal 15 aprile al 19 luglio portarono in luce sepolture di diverse cronologie e aventi differenti rituali di deposizione, alcune erano caratterizzate dalla tipica struttura a cassa litica in tufo con tetto a spiovente, altre erano a pozzetto con urna cineraria in olla.
Necropoli picena
Sono state rinvenute undici tombe, di cui sette femminili e quattro maschili ad inumazione in fossa terragna, orientate Nord/Nord/Ovest, il cui fondo era caratterizzato dalla presenza di uno strato di breccia marina con il defunto rannicchiato su un fianco, con corredo caratterizzato da uno spillo, due fibule a foglia di bronzo e tre conchiglie.
Necropoli ellenistica
Durante gli scavi venne trovata una sepoltura gravemente danneggiata che aveva come corredo una pisside sovradipinta databile ai primi decenni del II sec. a.C. A questo ritrovamento ne seguì un altro nel 1902, quando sempre in occasione di sterri, furono individuate alcune tombe disposte su quattro file con orientamenti divergenti, ovvero in una fila le sepolture erano orientate da NNE a SSE e in quella successiva da Est a Ovest. La tomba n°1 (T.3 = X), orientata da NNE/SSO aveva le pareti ed il fondo costituito in mattoni, mentre la copertura era a doppio spiovente composta da cinque lastroni di tufo per parte, per una lunghezza di circa 2 m una larghezza di 1,45 m e una altezza di 1,60 cm. I mattoni presentano la presa sulla superficie e numerosi bolli tra cui L. BARBI L.F. La tomba, databile alla metà del I sec. a.C. era caratterizzata dalla presenza di un letto funebre, di cui si sono rinvenuti i piedi in ferro rivestiti da tubi cilindrici in osso e decorati da piastrelle lisce e intagliate a foglia sempre dello stesso materiale. Il letto funebre era decorato inoltre da palmette rovesciate, foglie d’edera e protomi di leoni e baccanti. Il corredo, pertinente ad una tomba femminile era costituito da uno specchio circolare in bronzo sul quale vi era poggiato un asse in bronzo, frammenti di tessuto d’oro, frammenti di un unguentario in alabastro, tre gancetti di un cofanetto, un vasetto di argento di tipo sferoidale ed una asticella d’osso, interpretabile come un fuso . A breve distanza da questa vi era un’altra sepoltura avente le medesime caratteristiche e datazione (Tomba n°2) (T.2 = IX), ma orientata in senso NO/SE. Il corredo non consente di stabilire se l’inumato fosse un uomo o una donna in quanto costituito da due vasi biconici con tracce di pittura rossastra, due strigili in ferro, una cistella cilindrica in piombo, alcuni chiodi pertinenti al letto funebre ed un asse romano in bronzo con la scritta C. SAX sul rovescio interpretato da Borghesi a C. Clovio Sarula, il quale nel 168 a.C. era luogotenente di Paolo Emilio in Macedonia. Del kline, le cui gambe doveva essere inserite in quattro pozzetti quadrangolari posti ai lati, si conservano due teste di cavallo e due teste di cane pertinenti ai fulcra, la parte centrale dei medaglioni dei fulcra, due con busto di Herakles, due con busto di Dioniso, le lastrine delle cornici dei campi dei fulcra, le lastrine sagomate di rivestimento delle gambe e le lastrine di rivestimento del telaio.
La terza tomba (T. n° VIII) a cassa litica in tufo con tetto a spiovente, orientata in senso Est/Ovest, venne smontata e rimontata al museo archeologico di Ancona. Lo scheletro, appartenente ad una giovane donna, era appoggiato sopra uno strato di breccia marina disposta sul fondo della cassa litica. Il corredo era costituito da due orecchini a disco con pendaglietti laterali con al centro un'edicola, una collanina composta da tubetti biconici, tre anelli d’oro, uno a verga ritorna e gli altri a castone con ametista e granatina, un fuso in osso alla cui base vi era un dischetto facente le funzioni di fusaiola, una tazzina in argento, uno spillone per capelli in argento, due strigili in bronzo, uno specchio in bronzo circolare, resti di un cofanetto e un asse romano in bronzo. Sulla base del corredo è databile tra la fine del II e l’inizio del I sec a.C.
Le tombe a incinerazione, ne furono ritrovate una dozzina, erano poste a circa 3 metri di profondità dal piano di campagna, ed erano costituite da pozzetti nei quali era inserita un’urna cineraria fittile a forma di olla con coperchio conico, solo quattro di esse erano in piombo con coperchio a scatola. Le urne oltre alle ossa combuste recavano pochi oggetti di corredo come unguentari in vetro. In particolare un’urna venne ritrovata circondata da 17 vasettini a poca distanza da un’area in cui si è conservata l’area dell’ustrinum.
Titolo | N° Inventario | Anno | Scala | Autore | Descrizione |
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Archivio | Protocollo | Descrizione | Anno |
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Archivio Amministrativo | ZA2-CS1 - Piazza Cavour | Piazza Cavour 1902 | 1902 |